AUTORITRATTO 

''Spes contra spem''

L'autoritratto è sin da sempre considerato una volontà dell'autore (in questo caso l'artista) di lasciare traccia, testimonianza di sé non solo attraverso le sue creazioni ma soprattutto attraverso la sua rappresentazione fisica.

Ciò che lo rende così affascinante quasi irrinunciabile agli occhi degli artisti (e non solo) è la sua capacità di sostituirsi interamente alla persona di cui è copia, capacità che non è tanto di chi o cosa è ritratto, quanto del pensiero e della psicologia che fanno sì che l'immagine funzioni da doppio del soggetto soddisfacendo anche il bisogno della presenza costante di sé.

L'Autoritratto è "il sublime ricordo dell'antico mito di Narciso, è la proiezione del passato nella storia. È allegoria ed emblema, racconto e menzogna. Può essere finzione assoluta o verità inconscia".

Narciso, infatti, è il personaggio della mitologia greca divenuto famoso per la sua immane bellezza: figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso (o secondo un'altra versione di Selene ed Endimione), nel mito appare incredibilmente crudele, in quanto disdegna ogni persona che lo ama. A seguito di una punizione divina, Narciso si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d'acqua e muore struggendosi di dolore (o affogando nel sé riflesso).

Questa assimilazione dell'autoritratto al mito di Narciso ricorre molto nel campo della storia dell'arte tant'è che, recentemente, anche il critico e storico dell'arte inglese James Hall ha definito il genere dell'autoritratto "cultura del narcisismo".


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